BSC 49

Mariano D'Alatri, L'inquisizione francescana nell'Italia centrale del Duecento con il testo del "Liber inquisitionis" di Orvieto trascritto da Egidio Bonanno (Bibliotheca seraphico-capuccina, 49). Roma, Istituto Storico dei Cappuccini, 1996. 24 cm., 392 pp. (€ 23,00)

 

BSC-49II volume segue ad altri due dello stesso autore, venuti alla luce negli anni 1986 e 1987 sotto il titolo Eretici e inquisitori, I: II Duecento; II: Il Tre e Quattrocento. Dunque, una trilogia in cui atti e fatti dell'inquisizione medioevale in Italia sono riportati alla luce attraverso oltre complessive mille pagine. Essa ha avuto il sapore della novità, poiché la storia del famoso tribunale viene riletta sulla base di una vasta documentazione archivistica, per la prima volta utilizzata e, anche, copiosamente pubblicata in appoggio, appunto, al racconto, sobrio e preciso, che l'autore sa darne. L'inizio dell'attività inquisitoriale nell'Italia centrale coincide con il momento in cui, nel 1254, il papa Innocenzo IV affida l'officium fidei anche all'Ordine francescano, che l'accettò con grande titubanza e sofferenza. Infatti, sembra che le bolle innocenziane rimanessero lettera morta sino al 1257, anno in cui san Bonaventura, ministro generale dei francescani, si incontrò, a Viterbo, con il papa Alessandro IV, che di tale conferimento fa menzione nella bolla Virtute conspicuos, piú nota sot to l ' enfatico appellativo di Mare magnum, a motivo dei molti privilegi che con essa il papa concede o anche semplicemente conferma ai frati minori. È cosí che i francescani assumono l'ufficio di inquisitori nelle circoscrizioni o province di Roma, Umbria, Marche, Toscana e Romagna, anche se poi la loro attività finisce per concentrarsi soprattutto in alcune città notoriamente infestate dallteresia catara. Tra esse figurano Rieti, Viterbo, Orvieto, Narni, Spoleto, Firenze, Lucca, Prato e Rimini. Né mancano processi a carico di personaggi famosi come Farinata degli Uberti. Particolarmente interessante è l'inquisitio degli anni 12G8-1269 contro numerosi membri delle principali famiglie ghibelline di Orvieto, di cui ci ha trasmessa memoria un Liber inquisitionis che rimane unico nel suo genere per tutta l'inquisizione medioevale dell'Italia centrale, e che per tale motivo è stato edito integralmente nelle pagine 209-338. Dai tanti documenti diplomatici riportati alla luce, risulta agevolmente quella che fu la vita quotidiana di un inquisitore del Duecento, circondato costantemente da giudici e notai, accolto con favore oppure osteggiato dalle autorità comunali, e sempre esposto al pericolo di complotti orditi dagli eretici. Sono pagine in cui l'officium fidei, che l'autore non teme di dire "la bestia nera della storia della Chiesa", viene presentato con acuta acribia critica per quel che realmente fu, senza forzature e senza attenuanti, come esige la severa disciplina della storia.

 

 

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